In effetti la domanda dovrebbe essere piu' chiara altrimenti dobbiamo considerare la sostituzione delle sorgenti luminose a parita' di tutti gli altri parametri (e non sembra sia una situazione realistica).
Come ha detto giustamente Fabrizio, i LED rendono inefficienti molti dei filtri nati per ridurre l'inquinamento luminoso "selettivo" delle lampade a fluorescenza (i costruttori hanno prodotto modelli per tutte le necessita').
A mio avviso, dal punto di vista di un astrofotografo e a parita' di potere illuminante e direzionamento (che non e' il caso ad esempio di Gianni), il LED e' senza dubbio piu' "inquinante" del sodio HP.
Poi dipende, sempre restando in campo astronomico, dal tipo di osservazione. Forse per chi fa fotometria e' preferibile un fondo cielo a "spettro continuo" piuttosto che concentrato in zone spettrali piu' ristrette (caratteristico delle lampade a fluorescenza). Ma qui potranno confermare o meno gli amici che praticano la fotometria multibanda.
Qui ho messo a confronto lo spettro del fondo cielo dell'Aquila con le tre bande fotometriche BVR:
Il fondo cielo a LED nella spettroscopia permette di avere un profilo piu' uniforme ma globalmente piu' rumoroso. Io preferisco la luce artificiale concentrata in ristrette zone spettrali in modo che le altre parti dello spettro siano meno impattate dal fondo cielo. Ad esempio mi capita di lavorare molto spesso nella regione della riga h-alfa. In questo piccolo intervallo spettrale la lampada al sodio ad alta pressione non e' molto intensa, quindi e' meno inquinante del LED (ipotizziamo sempre la stessa capacita' illuminante).
Con i LED, gli astrofotografi troveranno ancora validi i filtri a banda (molto) stretta ma se davvero la luce viene "sparata" in quantita' minore sul cielo, il problema puo' essere meno grave di quello che si ipotizza.
Il tutto, come dicevo, dal punto di vista dell'astrofilo. Senza considerare cioe' eventuali altre implicazioni (positive e negative che siano).
Paolo