(Sovra)elaborazione fotografica
Inviato: 6 set 2016, 11:43
Tanto per chiacchierare... oltretutto piovera' per diversi giorni, quindi...
Non sono aggiornato da tempo in fatto di tecniche per l'elaborazione di immagini del profondo cielo e, incuriosito, ho fatto una veloce "survey" sul web trovando cose interessanti come quella che riporto di seguito. Si tratta di uno speciale tipo di filtraggio con base HDR.
In pratica, da un'immagine in cui i particolari sono appena accennati, vuoi per la scarsa differenza di luminosita' rispetto alla zona circostante, vuoi perche' di intensita' prossima agli estremi della gamma, vuoi per il contorno sfumato (anche per propria natura, non solo per errori di fuoco, guida ecc), si passa ad un'immagine con i dettagli enfatizzati e caratterizzata da una dinamica profondamente alterata (la condizione per poter far risaltare i particolari).
Ma non sto qui a descrivere gli effetti e vi mostro due esempi pre e post filtraggio (credo che non serva dire quale delle due ha subito il “vigoroso” trattamento!). La funzione “magica” e’ la HDR Multiscale Transform di PixInsight.
Io noto due cose (poi mi piacerebbe sentire anche il vostro parere). La prima e' che la dinamica originale e' completamente andata (non e' semplicemente compressa ma ricostruita a vari livelli di intensita'). Un vero peccato perche' si tratta di una informazione molto importante. Ma per l'assetato di dettagli questo probabilmente non e' un problema...
La seconda e' legata al fatto che il filtraggio e' dosabile. Quindi, fino a che punto si tirano fuori dettagli "reali" e quando invece, spingendo la sua applicazione, vediamo artefatti? Dobbiamo infatti considerare che anche le fluttuazioni statistiche sul nostro sensore possono essere assimilabili a dettagli poco visibili, proprio come quelli esibiti dal soggetto (anche altri software hanno funzioni grafiche che riescono a generare finti dettagli dal rumore).
Argomento "naturalezza". Per quanto la forma e le sfumature dei soggetti estesi del profondo cielo non sia apprezzabile direttamente ad occhio (ad eccezione dei piu' luminosi quando osservati con grandi telescopi), chi ha visionato molte foto di un soggetto (specialmente quelle su emulsione) riesce senz'altro a distinguere se una sua riproduzione digitale e' sovra-elaborata o meno. La differenza che passa tra la versione non trattata e quella con il filtraggio a me sembra analoga a quella che passa tra le immagini qui in basso (normale e HDR):
Si trovano tanti esempi di foto HDR in rete, anche piu' esasperate di questa. Il fattore comune e' l'appiattimento generale delle tonalita' e un effetto "fumetto" (o dipinto, bassorilievo, cartone animato, ecc.) piu' o meno marcato. Altro esempio (scusate ma penso che una immagine valga piu' di tante parole, la sensazione oltretutto non e' facile da descrivere):
Ecco, io vedo proprio in questo modo le immagini astronomiche trattate con la speciale tecnica HDR!
Mentre per le immagini normali la forma d'arte HDR e' in qualche modo "digeribile" (ma dipende dai contesti, in un documentario o nella cronaca non vedo tanto bene l'uso di fumetti HDR), nel mondo dell'astronomia mi resta davvero difficile accettare simili enfatizzazioni e stravolgimenti della dinamica. Vicino al nucleo della galassia e nel centro brillante della nebulosa (esempi sopra) molte aree sono diventate, a seguito del filtraggio, meno luminose delle deboli parti periferiche (cosa non vera e verificabile con i conteggi sul frame originali – dispongo di riprese CCD di entrambi i soggetti su cui ho controllato).
In un recente topic Edoardo ha parlato di "ripetibilita' dei risultati", argomento citato in un libro sull'elaborazione delle immagini digitali. Concordo e penso che tale requisito dovrebbe essere sempre sotto controllo durante l'attivita' post-ripresa dei soggetti astronomici, altrimenti si sconfina in qualcosa di fortemente personale che contrasta con l'impegno che da sempre e' messo in campo per produrre testimonianze del cosmo piu' oggettive possibili. La ripetibilita' non riguarda ovviamente il singolo ma e' un concetto esteso. Il risultato dovrebbe essere indipendente dalla persona, dalla strumentazione, dai tool di riduzione dati e dalle procedure usate. Parliamo della resa visiva del soggetto, prescindendo dalla diversa profondita' raggiunta grazie ad un cielo migliore o il maggiore dettaglio dovuto ad un'ottica di apertura e qualita' superiore. Escludiamo anche le inevitabili differenze introdotte per compensare la resa dei diversi monitor (che da’ luogo normalmente solo a modeste variazioni del contrasto generale).
Osservando in rete le immagini deep-sky di un particolare oggetto (es. con Google) si capisce come la tanto ricercata omogeneita' dei risultati rappresenti un traguardo ancora molto lontano. Per colori impazziti e dinamiche alterate, a volte i soggetti neanche si riconoscono! Adesso abbiamo anche nuovi strumenti informatici che ci permettono stravolgimenti come quelli visti sopra, quindi cosa succede alla sperata convergenza dei risultati? Provate a rispondere voi…
Paolo
Non sono aggiornato da tempo in fatto di tecniche per l'elaborazione di immagini del profondo cielo e, incuriosito, ho fatto una veloce "survey" sul web trovando cose interessanti come quella che riporto di seguito. Si tratta di uno speciale tipo di filtraggio con base HDR.
In pratica, da un'immagine in cui i particolari sono appena accennati, vuoi per la scarsa differenza di luminosita' rispetto alla zona circostante, vuoi perche' di intensita' prossima agli estremi della gamma, vuoi per il contorno sfumato (anche per propria natura, non solo per errori di fuoco, guida ecc), si passa ad un'immagine con i dettagli enfatizzati e caratterizzata da una dinamica profondamente alterata (la condizione per poter far risaltare i particolari).
Ma non sto qui a descrivere gli effetti e vi mostro due esempi pre e post filtraggio (credo che non serva dire quale delle due ha subito il “vigoroso” trattamento!). La funzione “magica” e’ la HDR Multiscale Transform di PixInsight.
Io noto due cose (poi mi piacerebbe sentire anche il vostro parere). La prima e' che la dinamica originale e' completamente andata (non e' semplicemente compressa ma ricostruita a vari livelli di intensita'). Un vero peccato perche' si tratta di una informazione molto importante. Ma per l'assetato di dettagli questo probabilmente non e' un problema...
La seconda e' legata al fatto che il filtraggio e' dosabile. Quindi, fino a che punto si tirano fuori dettagli "reali" e quando invece, spingendo la sua applicazione, vediamo artefatti? Dobbiamo infatti considerare che anche le fluttuazioni statistiche sul nostro sensore possono essere assimilabili a dettagli poco visibili, proprio come quelli esibiti dal soggetto (anche altri software hanno funzioni grafiche che riescono a generare finti dettagli dal rumore).
Argomento "naturalezza". Per quanto la forma e le sfumature dei soggetti estesi del profondo cielo non sia apprezzabile direttamente ad occhio (ad eccezione dei piu' luminosi quando osservati con grandi telescopi), chi ha visionato molte foto di un soggetto (specialmente quelle su emulsione) riesce senz'altro a distinguere se una sua riproduzione digitale e' sovra-elaborata o meno. La differenza che passa tra la versione non trattata e quella con il filtraggio a me sembra analoga a quella che passa tra le immagini qui in basso (normale e HDR):
Si trovano tanti esempi di foto HDR in rete, anche piu' esasperate di questa. Il fattore comune e' l'appiattimento generale delle tonalita' e un effetto "fumetto" (o dipinto, bassorilievo, cartone animato, ecc.) piu' o meno marcato. Altro esempio (scusate ma penso che una immagine valga piu' di tante parole, la sensazione oltretutto non e' facile da descrivere):
Ecco, io vedo proprio in questo modo le immagini astronomiche trattate con la speciale tecnica HDR!
Mentre per le immagini normali la forma d'arte HDR e' in qualche modo "digeribile" (ma dipende dai contesti, in un documentario o nella cronaca non vedo tanto bene l'uso di fumetti HDR), nel mondo dell'astronomia mi resta davvero difficile accettare simili enfatizzazioni e stravolgimenti della dinamica. Vicino al nucleo della galassia e nel centro brillante della nebulosa (esempi sopra) molte aree sono diventate, a seguito del filtraggio, meno luminose delle deboli parti periferiche (cosa non vera e verificabile con i conteggi sul frame originali – dispongo di riprese CCD di entrambi i soggetti su cui ho controllato).
In un recente topic Edoardo ha parlato di "ripetibilita' dei risultati", argomento citato in un libro sull'elaborazione delle immagini digitali. Concordo e penso che tale requisito dovrebbe essere sempre sotto controllo durante l'attivita' post-ripresa dei soggetti astronomici, altrimenti si sconfina in qualcosa di fortemente personale che contrasta con l'impegno che da sempre e' messo in campo per produrre testimonianze del cosmo piu' oggettive possibili. La ripetibilita' non riguarda ovviamente il singolo ma e' un concetto esteso. Il risultato dovrebbe essere indipendente dalla persona, dalla strumentazione, dai tool di riduzione dati e dalle procedure usate. Parliamo della resa visiva del soggetto, prescindendo dalla diversa profondita' raggiunta grazie ad un cielo migliore o il maggiore dettaglio dovuto ad un'ottica di apertura e qualita' superiore. Escludiamo anche le inevitabili differenze introdotte per compensare la resa dei diversi monitor (che da’ luogo normalmente solo a modeste variazioni del contrasto generale).
Osservando in rete le immagini deep-sky di un particolare oggetto (es. con Google) si capisce come la tanto ricercata omogeneita' dei risultati rappresenti un traguardo ancora molto lontano. Per colori impazziti e dinamiche alterate, a volte i soggetti neanche si riconoscono! Adesso abbiamo anche nuovi strumenti informatici che ci permettono stravolgimenti come quelli visti sopra, quindi cosa succede alla sperata convergenza dei risultati? Provate a rispondere voi…
Paolo